Dall’etnopsichiatria alla fenomenologia esistenziale: due correnti per l’intercultura

Duccio Demetrio, Graziella Favaro, Didattica interculturale. Nuovi sguardi, competenze, percorsi, FrancoAngeli, Milano 2004.

Se il contributo di Demetrio è maggiormente incentrato sull’analisi dello statuto e sulle specificità dell’educazione interculturale, quello di Favaro rappresenta la declinazione operativa dell’intercultura nella scuola italiana. Prima di addentrarsi negli argomenti, tuttavia, gli autori ritengono che sia necessario innanzitutto chiarire il significato dei prefissi inter-, trans– e multi-, che affollano il panorama degli studi sociologici, antropologici e pedagogici in riferimento alle modalità di considerare e gestire il pluralismo culturale. Certamente, una delle chiarificazioni migliori ha a che fare con l’adozione di procedure educative atte ad agevolare l’interazione di soggetti provenienti da mondi e culture diversi. È evidente che per addentrarsi in questo discorso occorre fare un lavoro epistemologico sul valore delle culture, sul relativismo dei valori, fino a costruire una vera e propria sensibilità relativistica, necessaria per accedere alla difesa del singolo, la quale viene poi percorsa attraverso due prospettive teoriche e pratiche molto interessanti: l’etnopsichiatria e la fenomenologia esistenziale, due correnti che confluiscono nel lavoro che Demetrio conduce presso la Libera Università dell’Autobiografia. Favaro, dal canto suo, coglie l’occasione per fare il quadro dell’importanza della scuola nell’avviare percorsi interculturali e, al tempo stesso, approfitta per chiarire che è proprio la scuola il luogo privilegiato che si presta a costruire la società interculturale, che è una società orientata da valori positivi, come la tolleranza, la solidarietà, l’incontro, il dialogo, la valorizzazione della diversità, e a prendere le distanze da aberrazioni, di cui pure l’essere umano è capace.

ML (17/06/2020)

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