“La vita, tuttavia, non è un seminario”
In Libertà di parola. Una breve introduzione[1] (2009) Warburton intende presentare i principali argomenti filosofici a sostegno della libertà di espressione.
Nella parte fondativa del saggio Warburton analizza le posizioni espresse dal filosofo J. S. Mill nel suo celeberrimo On Liberty, esaltandone i contenuti volti ad offrire un argine contro la “tirannia della maggioranza”: «Mill difende la posizione secondo la quale l’ampia libertà di parola sarebbe una precondizione non solo della felicità individuale, ma anche di una società fiorente. Senza espressione libera il genere umano può essere privato di idee che altrimenti contribuirebbero al suo sviluppo. Difendere la libertà di parola massimizza la possibilità che la verità emerga dal suo scontro con l’errore e la mezza verità. Essa, inoltre, rinvigorisce le credenze di coloro che altrimenti rischierebbero di sostenere le loro opinioni come se fossero dogmi indiscutibili»[2].
Tutto molto corretto, certo, ma a questo punto Warburton muove a Mill un’obiezione fondamentale: «Il modello di Mill dell’arena in cui le discussioni hanno luogo è qualcosa di simile a un seminario accademico idealizzato, con opinioni espresse pacatamente su ogni aspetto e la verità che emerge vittoriosa e rinvigorita dal suo scontro con l’errore».
Avverte quindi l’autore, la vita, al di fuori dalle aule del seminario, è un’altra cosa! Oggi, in una società che pare avere barattato ogni principio civile e democratico al libero mercato delle idee, della libertà di parola non resta che una sbiadita copia ed è per questo che occorre con urgenza tornare a ridefinirne i contorni.
La provocazione deliberata, i discorsi d’odio, i negazionismi storici, la propaganda, la mistificazione si sono da tempo sostituiti al pacato scambio di idee, rendendo utopico il dialogo socratico. Ciò imporrebbe di rivedere, quantomeno, le regole del gioco della comunicazione pubblica. Ai tempi dei social network assistiamo ad una distorsione deliberata quanto ideologicamente ristrutturata del concetto stesso di libertà di espressione. Come nota il filosofo, infatti, nella società attuale Internet ha consentito di rovesciare tutti i dettami di una comunicazione civile, garantendo l’anonimato virtuale, la mancanza del controllo di qualità, un enorme pubblico potenziale e altrettanto anonimo oltre che anomico. La nuova società digitale, cioè, ha offerto ad una moltitudine di persone antisociali la possibilità di trovare riscontri alle loro idee eccentriche o sovversive o pericolose[3].
AP (08/09/2024) per Agorasofia
[1] Nigel Warburton, Libertà di parola. Una breve introduzione, Raffaello Cortina Editore, Milano 2013.
[2] Ivi, p. 27.
[3] Cfr. ivi, pp. 100-101.
