Passi scelti. Ciò che non vede l’essere umano nell’era della tecnica per Arnold Gehlen

«Ma chi può dire per quanto tempo ancora si manterrà in vita l’esercitata disciplina di gruppo che fa collaborare anche la vittima alla sua esecuzione capitale, se si generalizzerà la situazione tanto genialmente profetizzata da Tocqueville: “Vedo una folla sterminata di uomini simili e uguali, che si girano senza tregua su sé stessi per procurarsi piaceri piccoli e banali di cui si colmano l’animo. Ciascuno di loro, ripiegato su sé stesso, è come estraneo al destino di tutti gli altri, i suoi figli e i suoi amici privati costituiscono per lui tutta la specie umana. Per quanto concerne i suoi concittadini, egli vive accanto a loro ma non li vede…”. Che cosa ha voluto descrivere in questo passo Tocqueville? Ha intravisto forse le metropoli sovrappopolate negli Stati assistenziali di ricche società industriali, ha inteso delineare le situazioni che si sarebbero verificate quando tutta la vita politica fosse assorbita dai giganteschi meccanismi dell’amministrazione dell’esistenza? O forse (…) non alludeva a nulla di politico, bensì alla dittatura del consumo che si trasforma nel sentimento della libertà?

A. Gehlen, L’uomo nell’era della tecnica, Armando Editore, Roma 2003, p. 99.

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