Scritto nel 1941, Fuga dalla libertà[1] di Erich Fromm indaga il paradossale significato che ha assunto la libertà proprio in un periodo storico in cui questo alto valore era stato reinterpretato e annichilito all’interno dei sistemi totalitari. Il desiderio di aderire all’immagine di uomo nuovo, alimentato dalla propaganda di regimi intrisi di un’ideologia prevaricatrice – violenta, razzista, criminale – mentre promette l’illusoria realizzazione di sé solo all’interno delle istituzioni totalitarie, concretizza nient’altro che il consumarsi dell’io individuale a mero segmento dell’io totale (pp. 102-103).
Ebbene, il testo di Fromm, letto oggi, mantiene inalterato il suo valore. La fuga dalla libertà è infatti sempre, anche, una fuga dalla responsabilità, dalla compassione verso uomini e donne che versano in una condizione di profonda sofferenza, da cui, colpevolmente, allontaniamo lo sguardo. Ogni fuga dalla libertà esprime una ritirata da doveri civili, umanizzanti; veicola la progressiva scomparsa di una socialità ormai refrattaria alla solidarietà. Ogni fuga dalla libertà si traduce, cioè, in cinica complicità verso regimi politici, socioeconomici che, oggi come ieri, continuano a fondare sull’indifferenza umana la loro spietata sopravvivenza.
Ecco, in sintesi, alcuni passaggi attraverso cui, secondo Fromm, si realizza la fuga dalla libertà:
Autoritarismo. «Il primo meccanismo di fuga dalla libertà è la tendenza a rinunciare all’indipendenza del proprio essere individuale, e a confondersi con qualcuno o qualcosa al di fuori di sé stessi per acquistare la forza che manca al proprio essere. Ovvero, per dirla in altre parole, a cercare nuovi legami secondari, in sostituzione dei legami primari perduti» (p. 123).
Distruttività. «La distruttività è una fuga dall’intollerabile sentimento di impotenza, poiché mira alla rimozione di tutti gli oggetti con cui l’individuo deve mettersi a confronto. (…) Le stesse condizioni di isolamento e impotenza sono responsabili di altre due fonti di distruttività: l’ansietà e il soffocamento della vita» (pp. 154-155-156).
Conformismo da automi. «L’individuo cessa di essere sé stesso; adotta in tutto e per tutto il tipo di personalità che gli viene offerto dai modelli culturali; e perciò diventa esattamente come tutti gli altri, e come questi pretendono che gli sia. Il divario tra me e il mondo scompare, e con esso la paura cosciente della solitudine e dell’impotenza. (…) La persona che rinuncia al suo io individuale, e che diventa un automa, identico a milioni di altri automi che la circondano, non deve più sentirsi sola e ansiosa. Ma il prezzo che paga è alto; è la perdita del suo io» (p. 160).
AP (20/10/2024) per Agorasofia
[1] Erich Fromm, Fuga dalla Libertà, Mondadori, Milano 2015.
