Viene pubblicato nel 2007 in una snella collana di Mondadori questo inedito testo dell’autore del più surreale romanzo scritto negli ultimi anni del ‘900: Cent’anni di solitudine, capolavoro del realismo magico sudamericano. Diatriba d’amore contro un uomo seduto non è che un piccolo e maneggevole testo teatrale, in cui l’autore mette in scena un solo personaggio: Graciela, anche se in realtà sul palco ci sarebbe pure suo marito, seduto sulla poltrona, di spalle al pubblico, che ascolta impassibile e alla fine si lascia anche bruciare, affetto da un cronico oblomovismo che è partito dall’aspetto sentimentale e ha corroso, tutta intera, la stessa volontà di viver sua e di sua moglie.
Un inno alla lealtà, alla dignità di una donna – una come tante – che alla soglia del 25esimo anniversario di matrimonio riflette retroattivamente sulla sua vita priva di slanci, sul suo matrimonio infelice con un uomo infedele, e cerca, a suo modo, di riscattarsi verbalmente, ma è solo un fuoco di paglia, perché le alternative sono complicate. Eppure un tempo si erano amati, erano fuggiti da casa per sposarsi contro la volontà di tutti e tutte, ma il tempo è impietoso e corrode prima la passione, poi l’amore, poi anche il rispetto, trasformando tutto in un’amorfa routine.
Ora Graciela impreca, sbraita, si straccia le vesti, richiede attenzioni, ma lui resta impassibile e così Marquez mette sulla bocca della protagonista una verità antropologica che è la radice dei suoi problemi, ma che è anche l’origine del patriarcato occidentale su cui dovremmo ancora aprire una profonda riflessione: «Solo un Dio maschio poteva regalarmi questa bella scoperta per le nozze d’argento. E devo ancora ringraziarlo perché potessi spassarmela nella mia stupidità, un giorno dopo l’altro, durante 25 anni mortali».
Meno di cento pagine da leggere tutte d’un fiato, senza interruzioni, senza distrazioni, per poi fermarsi a riflettere sui danni del tempo inutile, quello non scelto, quello subito per consuetudine o, peggio, per necessità, per sudditanza, per non far parlare la gente, quando la gente ricama trame che si appiccicano addosso e non vanno più via. Meno di cento pagine che sono un inno alla liberazione dall’amore incatenante, dall’amore infedele, dall’amore violento che nessuna donna merita, perché tutte hanno il diritto di essere felici.
Gabriel García Márquez, Diatriba d’amore contro un uomo seduto, Mondadori, Milano 2007.
ML (06/07/2025) per Agorasofia
