In questa fase della vita vado alla ricerca della semplicità. Sarà perché sono stanco di ascoltare pessime copie di sofisti che da Social e Tv offendono la comune intelligenza; sarà perché ho sempre meno voglia di rapportarmi col quotidiano cinismo di gente che in realtà è menefreghista, eppure si inerpica in prediche umanitarie manco fosse Fra’ Stochiasso. Sarà perché mi ritrovo mio malgrado impelagato in polemiche inutili e faticose intorno a temi e problemi discutere sui quali dovrebbe essere considerato unanimemente fuori luogo – e invece…
In periodi come questi, di solito, nell’attesa di recuperare un po’ di slancio, ascolto in modo ossessivo qualche brano. Alcune parole incastrate magicamente tra note e accordi hanno l’effetto schopenhaueriano di allontanarmi dal principium individuationis e mi fanno persino ritrovare quella compassione figlia della percezione, assai confusa in realtà, che sì, in fin dei conti, siamo davvero tutti nella me…desima situazione.
Quindi, dicevo, la semplicità – la ricerca di un alcunché di essenziale, celato sotto il suono indistinto e prolisso di un vano ciarlare che sozza pensieri e parole – e la musica – che sovrasta con gentilezza e mi regala piccole luci, piccoli segni di vita. Per fortuna, bando al nichilismo, c’è sempre della buona musica in giro, basta saperla cercare.
All’interno del riuscito album Schegge, Giorgio Poi inserisce una perla, Giochi di gambe, che per tre minuti mi solleva dalle nequizie del mondo. I giochi di gambe nella boxe sono dei movimenti rapidi attraverso cui un pugile, mantenendosi in equilibrio, può riuscire a schivare i colpi dell’avversario. Se lavora bene di gambe può persino contrattaccare. Ma così saremmo al cospetto di un Übermensch che esercita la volontà di potenza. L’eroe sconfitto della canzone di Giorgio Poi sembra, per fortuna, impegnatissimo, come me, come noi, solo a schivarli i colpi… e non ci riesce neanche troppo bene. Guarda agli schiaffi e alle carezze avuti dalla fortuna di una vita qualunque, che lo portano all’ovvia disillusione di non poter mai trovare il mare nelle conchiglie. Pare avvertirci: basterebbe alzare lo sguardo per vederlo, il mare, quello vero, ma ne preferiamo il simulacro, perché non può ferirci. Il ritornello fa venire voglia di abbracciare chiunque:
Non voglio niente di speciale
No, non voglio niente da rincorrere o evitare
È una vittoriosa rinuncia quella che si preannuncia, anche se la musica lievemente ci chiede di aspettare ancora un po’. Nel frattempo, si materializzano quelle piccole luci che tutti cerchiamo, ciò che ancora, nonostante tutto, riesce a darci consolazione, guardare forte chi amiamo, il pensiero che da qualche parte qualcuno possa proteggerci.
Entra un raggio di luna dalle finestre
È mio padre che dice che mi protegge
Ma, da ultimo, è la negazione della volontà stessa a garantirci la sopravvivenza:
Non voglio niente di speciale
Perché se niente può farmi male
Niente è quello che cercherò
Alla fine, capisco:
(in questa grande esplosione siamo le schegge…)
…e ritrovo la semplicità che cercavo, torno a scrivere altre brevi note, parole nelle bottiglie pronte per quando vorrai sentirle.
AP (11/10/2025) per Agorasofia
ascolta qui il brano Schegge di Giorgio Poi
Giochi di Gambe
di Giorgio Poi
Giro con il dito sullo scotch
Giochi di gambe nella boxe
Chiedi ai miei amici come sto-o-o-o
A casa non ci torno più, uh
Dalla fortuna schiaffi e carezze
Entra un raggio di luna dalle finestre
È mio padre che dice che mi protegge
In questa grande esplosione siamo le schegge, mmh-mmh
Non voglio niente di speciale
No, non voglio niente da rincorrere o evitare
Ah-ah, sulle tue gambe batte un sole che mi fa morire
Però ti guardo forte per capire cosa stai per dire
Ah-ah, “Forse oggi pioverà”
Poca benzina nei serbatoi
Metto i miei occhi dentro i tuoi
Come non mi vedi, sono qua
Ci sono almeno per metà, ah
Cerchiamo il mare nelle conchiglie
Vorrei saperti parlare in tutte le lingue
Sussurrare parole nelle bottiglie
Chiudere il tappo per quando vorrai sentirle, mmh-mmh
Non voglio niente di speciale
No, non voglio niente da rincorrere o evitare
Ah-ah, sulle tue gambe batte un sole che mi fa morire
Però ti guardo forte per capire cosa stai per dire
Ah-ah, ah-mmh-ah
Non voglio niente da promettere e giurare
Da dire e da rimangiare
Da prendere e buttare
No, non voglio niente da distruggere o salvare
Da rompere o da aggiustare
Perché se niente può farmi male
Niente è quello che cercherò
È quello che cercherò
È quello che cercherò
