Diversamente da chi concepisce il fenomeno dell’oblio della morte all’interno di un percorso dominato da una teleologia negativa o della crisi che inerisce in maniera specifica la contemporaneità, Norbert Elias in questo testo spiega la trasformazione strutturale nella considerazione della morte a partire dagli aspetti storico-sociali che hanno condotto alla progressiva esclusione della violenza fisica dalla vita quotidiana nel momento in cui si è passati agli Stati dinastici.
Il superamento della precarietà dell’esistenza avrebbe escluso il pericolo costante della guerra e con essa anche il pensiero della morte, determinando la civilizzazione come forma di pacificazione sociale. Fortemente influenzato dalla pseudoscientificità freudiana sulla questione della rimozione della morte e condizionato dalla sua posizione d’intellettuale borghese, il sociologo ritiene che l’oblio della morte sia dovuto all’avanzare dell’homo clausus, categoria inventata ah hoc dall’autore a scopi euristici.
L’Homo clausus, in sostanza, sarebbe un costrutto antropologico che spiegherebbe l’estrema individualizzazione e privatizzazione moderna, trascurando, tuttavia, una fetta importante della società, quella in cui resistono, anzi rinascono, le significative esperienze comunitarie che contribuiscono a fornire un senso all’esistenza dell’individuo.
Il cambiamento antropologico nella rappresentazione della morte rispetto al medioevo, età maggiormente ossessionata dall’idea della morte, sarebbe dovuto, del resto, anche al progresso della medicina e dell’igiene, circostanze che hanno determinato l’allungamento della speranza di vita e quindi la rimozione della morte.
Ad ogni modo, se questa differenza mette in evidenza i progressi dell’età moderna, non spiega assolutamente l’ossessione medievale e il suo pensiero onnipresente della morte per una vita che termina a quarant’anni circa, giacché il soggetto quarantenne, non conoscendo ovviamente gli standard moderni, considererebbe il suo decesso nella media del suo tempo: un mancanza di relatività che davvero non ci si aspetterebbe da un sociologo!
Norbert Elias, La solitudine del morente, il Mulino, Bologna 2011.
ML (07/12/2025) per Agorasofia
