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Pat Patfoort, Difendersi senza aggredire. La potenza della nonviolenza, Pisa University Press, Pisa 2013

A fronte di tanti discorsi edificanti sul rifiuto della violenza, sulla condanna delle guerre e sulla presa di posizione contro la sopraffazione in ogni aspetto della convivenza civile, l’autrice nel suo intero precorso di produzione scritta intende offrire una pratica concreta per attuare un meccanismo che interrompa la violenza senza rinunciare a difendersi. Nella sua interpretazione radicale vi sono essenzialmente due modalità topiche di gestire le relazioni interpersonali, politiche, etniche, internazionali, di cui offre anche esempi concreti: il modello Maggiore/minore, quello che viene percorso solitamente, che prevede la violenza da una parte e la sofferenza dall’altra, quello di chi esercita il potere della violenza su chi lo subisce; e il modello dell’Equivalenza, il quale rappresenta una vera alternativa, che prevede la possibilità di difendersi senza causare sofferenza negli altri. Il modello dell’Equivalenza fa riferimento ad un approccio nonviolento strutturato coerentemente secondo principi logici e non secondo ireniche prospettive utopiche difficili da applicare, anche perché l’autrice lo utilizza costantemente nella vita quotidiana per la risoluzione dei conflitti interpersonali e internazionali in tutti i contesti in cui viene chiamata a risolverli. Il testo di Pat Patfoort, attivista per la pace e la nonviolenza ospitata anche in Italia a nostri Eirenefest, vuole essere un mattone sulla via della speranza, perché esiste un modo per non essere infelici nelle relazioni umane e sociali e questo è possibile adottando il modello dell’Equivalenza. Nell’ultima parte del suo lavoro, l’autrice aiuta a prende coscienza del fatto che a volte è difficile passare ad una posizione di Equivalenza, soprattutto quando si è sofferto molto per mano di qualcuno, sia in ambito privato sia a livello internazionale, tuttavia la sfida è proprio quella di avere fiducia nelle persone, una fiducia nel potere che hanno le rivoluzioni nonviolente di cambiare in meglio la realtà. Per fare ciò, oltre alla fiducia, occorre saper leggere attentamente nel proprio cuore i propri sentimenti, ascoltare l’altro in una incrollabile disposizione all’incontro, al dialogo, al confronto…piccole rivoluzioni quotidiane che aiutano a cambiare veramente il mondo! Clicca qui per acquistare il libro.

ML (20/11/2025) per Agorasofia


Ferruccio Pinotti, La lobby di Dio, Chiarelettere, Firenze 2010

In Italia la riconquista della sfera pubblica da parte della religione non può non prendere le mosse dal ruolo che Comunione e Liberazione e il suo braccio economico, cioè la Compagnia delle Opere, hanno via via assunto nel corso degli anni ’90 e i primi anni del III millennio. Tra tutti i movimenti cattolici che puntano alla risacralizzazione dello spazio pubblico, strizzando l’occhio al protestantesimo evangelico americano, Comunione e Liberazione si è rivelato sicuramente il più aggressivo e avido di potere. Ferruccio Pinotti, già noto nell’ambiente giornalistico per le sue indagini contro i poteri lobbistici (compreso Opus Dei e Movimento dei Focolarini), in questo testo offre una dettagliata fotografia dell’assalto al potere da parte dell’organizzazione tentacolare fondata da don Luigi Giussani, un’organizzazione assimilabile facilmente ad una setta per diverse caratteristiche. In primo luogo, per l’adesione volontaria rispetto al più grande contenitore del cattolicesimo inerziale per nascita; in secondo luogo, per l’ambiente estremamente chiuso e solidale al suo interno; la presenza, infine, di leader carismatici capaci di attirare persone e fidelizzarle. Attraverso l’analisi di procedimenti penali conclusi, condanne passate in giudicato, inchieste ancora aperte e testimonianze coraggiose di fuoriusciti, Pinotti cerca di svelare in che modo il movimento sia penetrato nella politica, nell’economia e nel settore dell’assistenza non-profit (che in realtà risulta molto profit!) facendo leva sul senso di smarrimento dell’uomo postmoderno anzi, paventando costantemente la frammentazione culturale, lo smarrimento valoriale per far scattare il bisogno psicologico di comunità e di riconoscimento identitario. Vero è che la morte del personaggio di don Giussani e la cattiva gestione carismatica del suo successore, accompagnate dalla decapitazione del movimento da parte di Papa Francesco al soglio pontificio, hanno impresso un drastico ridimensionamento a Comunione e Liberazione sia a livello religioso sia a livello politico. Non meno interessante è, dal punto di vista sociologico, la deliberata intenzione manifestata da Comunione e Liberazione di smantellare tutto lo stato sociale per mezzo del principio di sussidiarietà, nonché l’intenzione di occupare la società civile mediante corpi intermedi e strutture di mediazione ben collocati nel tessuto socio-economico, proprio come nel sistema americano. Non è un caso, dunque, che a livello politico sia dal centrosinistra sia dal centrodestra nel primo decennio del III millennio sia partita la corsa alla realizzazione del federalismo, dell’autonomia differenziata e di qualsiasi tentativo di demolire il centralismo statale per far posto all’iniziativa privata localistica. Sarebbe un grave errore politico e sociale non porre mente ai danni che tutto ciò potrebbe comportare, ancora oggi, in un sistema istituzionale gravemente ammalato come è quello italiano, storicamente caratterizzato dal clientelismo, dall’estrattivismo istituzionale, ma anche dal latifondismo baronale che lascia presto il posto al sistema di gestione mafiosa delle risorse in prossimità. Clicca qui per acquistare il libro.

ML (25/01/2025) per Agorasofia