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Nigel Warburton, Libertà di parola. Una breve introduzione, Raffaello Cortina Editore, Milano 2013

“La vita, tuttavia, non è un seminario”

In Libertà di parola. Una breve introduzione (2009) Warburton intende presentare i principali argomenti filosofici a sostegno della libertà di espressione. Nella parte fondativa del saggio Warburton analizza le posizioni espresse dal filosofo J. S. Mill nel suo celeberrimo On Liberty, esaltandone i contenuti volti ad offrire un argine contro la “tirannia della maggioranza”: «Mill difende la posizione secondo la quale l’ampia libertà di parola sarebbe una precondizione non solo della felicità individuale, ma anche di una società fiorente. Senza espressione libera il genere umano può essere privato di idee che altrimenti contribuirebbero al suo sviluppo. Difendere la libertà di parola massimizza la possibilità che la verità emerga dal suo scontro con l’errore e la mezza verità. Essa, inoltre, rinvigorisce le credenze di coloro che altrimenti rischierebbero di sostenere le loro opinioni come se fossero dogmi indiscutibili». Tutto molto corretto, certo, ma a questo punto Warburton muove a Mill un’obiezione fondamentale: «Il modello di Mill dell’arena in cui le discussioni hanno luogo è qualcosa di simile a un seminario accademico idealizzato, con opinioni espresse pacatamente su ogni aspetto e la verità che emerge vittoriosa e rinvigorita dal suo scontro con l’errore». Avverte quindi l’autore, la vita, al di fuori dalle aule del seminario, è un’altra cosa! Oggi, in una società che pare avere barattato ogni principio civile e democratico al libero mercato delle idee, della libertà di parola non resta che una sbiadita copia ed è per questo che occorre con urgenza tornare a ridefinirne i contorni. La provocazione deliberata, i discorsi d’odio, i negazionismi storici, la propaganda, la mistificazione si sono da tempo sostituiti al pacato scambio di idee, rendendo utopico il dialogo socratico. Ciò imporrebbe di rivedere, quantomeno, le regole del gioco della comunicazione pubblica. Ai tempi dei social network assistiamo ad una distorsione deliberata quanto ideologicamente ristrutturata del concetto stesso di libertà di espressione. Come nota il filosofo, infatti, nella società attuale Internet ha consentito di rovesciare tutti i dettami di una comunicazione civile garantendo l’anonimato virtuale, la mancanza del controllo di qualità, un enorme pubblico potenziale e altrettanto anonimo oltre che anomico. Garantendo, cioè, la possibilità per persone antisociali di trovare riscontri alle loro idee eccentriche o sovversive o pericolose. Clicca qui per acquistare il libro

AP (08/09/2024) per Agorasofia


Wu Ming, Proletkult, Einaudi, Torino 2020

Ancora una Rivoluzione, ancora disperazione, oblio e tradimenti ma qui siamo alle prese con egressione, ingressione e degressione, il lessico di una nuova scienza, la Tectologia, e di una nuova filosofia, l’Empiriomonismo. L’impressione di questo ulteriore capolavoro di Wu Ming è quello di avere a che fare con un testo concettoso, macchinoso, che tratta di fantascienza e politica, di fantapolitica in sostanza, di saggi che sembrano romanzi e di romanzi che rimandano ad altri romanzi e sullo sfondo si staglia una riflessione profonda, a tratti nostalgica, su ciò che avremmo potuto costruire a partire dalle belle idee di libertà, uguaglianza e giustizia sociale e quello che, invece, abbiamo concretamente costruito. Forse è giunto il momento di fare i conti con il passato, di prendere in considerazione sei imbarazzanti antinomie intorno al socialismo reale, prendere atto che «Abbiamo tutto…e non abbiamo niente» e, infine, porsi una domanda che pesa come un macigno: perché abbiamo fallito? Come al solito accade nei capolavori di Wu Ming, tutto ciò che viene riportato su Alexandr Bogdanov, il protagonista del romanzo, è reale: scienziato, medico pioniere delle trasfusioni, filosofo, politico, economista, scrittore di fantascienza, ma soprattutto compagno di rapine di Stalin e fondatore del bolscevismo con Lenin. Poi qualcosa va storto, già con Lenin si presentano i dissidi, figuriamoci con Stalin, il gioco degli scacchi diventa una potente metafora della politica e così le pedine cominciano a cadere, fagocitate da un inesorabile meccanismo che mette in rilievo l’ironia della storia e tutti i mimetismi immaginabili, compresa la letteratura, che corrono senza speranze verso l’infrangersi del sogno collettivistico. Riflettere su ciò che è stato è mestiere dello storico, ma pensare politicamente a ciò che è rimasto e ciò che bisogna fare con quella eredità è compito della società civile, dei corpi politici che dal basso si agitano, se ancora si agitano, nelle faglie rimaste aperte di una società che tende all’indolenza, all’indifferenza, all’inezia, all’abulia, mentre dall’alto procede inesorabile la meccanica repressiva degli apparati di Stato…niente di nuovo sotto il sole! Clicca qui per acquistare il libro.
Wu Ming pubblica tutte le sue opere in modalità gratuita, copyleft, sulla pagina www.wumingfoundation.com, clicca qui per accedere al romanzo Proletkult.

ML (02/03/2025) per Agorasofia


Wu Ming, Vitaliano Ravagli, Asce di guerra, Einaudi, Torino 2005

Quella del collettivo Wu Ming non è certamente una narrativa da leggere sotto l’ombrellone o tranquillamente sul letto, magari cinque minuti prima di addormentarsi. Quella di Wu Ming è una modalità di narrare fatti ed eventi che merita un’attenzione, da parte del lettore, che non può non essere adeguatamente commisurata al lavoro condotto dagli autori nel cimentarsi nella specifica iniziativa di romanzare fatti storici di interesse politico e sociale. Asce di guerra apre ferite nella storia contemporanea ancora non rimarginate, soprattutto in quelle zone del nostro Paese direttamente coinvolte nelle vicende della Resistenza. Bastano pochi capitoli, letti con la perizia che il testo richiede e che poi si merita, per comprendere che non si tratta affatto di storie singole, ma di un unico racconto inerente le conseguenze di una Resistenza soffocata dal ritorno al potere della solita classe dirigente. Il romanzo dà voce a storie di uomini e donne che risultano perdenti, solo perché non trovano spazio per i propri ideali e così si aprono vie di fuga che diventano vite allo sbando, miserabili, malinconiche, ma condotte con estrema dignità: tali sono le esistenze di Vitaliano Ravagli, Budrio, Kadisha, Said e anche di quella di Daniele Zani. Sullo sfondo del romanzo si stagliano, come al solito, una serie di prese di posizione su avvenimenti storici italiani e internazionali di cui, in ogni caso, i nostri giovani sono poco informati, impegnati a studiare una storia avalutativa, fatta di date importanti, giorni da celebrare e battaglie epocali, la cui interpretazione viene spesso affidata a imprenditori mediatici, a salotti televisivi o a circolari del ministro di turno impegnato alacremente nell’operazione dei revisione storica. Ne risulta un «oggetto narrativo» impegnativo, ma coinvolgente e al tempo stesso arricchente: chi cerca tutto questo non viene mai deluso da Wu Ming! Clicca qui per acquistare il libro.

ML (20/12/2024) per Agorasofia