Sono passati ormai vent’anni da quando il filosofo canadese Charles Taylor e il filosofo tedesco Jurgen Habermas cominciarono a riflettere sulle questioni legate agli assetti istituzionali derivanti da quello che tecnicamente e fenomenologicamente potrebbe essere definito con l’espressione «pluralismo dei mondi della vita», cioè l’insistenza sullo stesso territorio di culture che si richiamano a tradizioni diverse.
Da quel momento il tema del «multiculturalismo», come questione sociale urgente, è apparso nelle agende di tutti i paesi europei e americani, per poi estendersi anche oltre. Sulla scorta di una forma di pensiero postmoderno, fortemente critico nei confronti dell’imperialismo del soggetto occidentale, ma anche di una rinnovata attenzione alle questioni identitarie, molte culture e tradizioni minoritarie hanno cominciato a richiedere un adeguato riconoscimento all’interno della propria comunità politica.
Il risultato di questa richiesta di riconoscimento da parte delle soggettività riunitesi intorno a comunità che via via andavano sempre più marcando i propri confini rispetto alle altre ha richiesto approcci e soluzioni differenziate a seconda degli Stati, dal momento che non tutti i paesi hanno avuto la stessa storia e la stessa evoluzione istituzionale.
Questo testo, oltre ad aver dato il via la dibattito a livello internazionale, ha anche posto le basi per soluzioni politiche di tipo liberal-costituzionale (Habermas per la Germania) oppure comunitario (Taylor per il Canada). Era solo l’inizio di un dibattito che ha prodotto una miriade di posizioni, alcune ibridanti, ma anche molte tendenti alla segregazione delle comunità autoreferenziali. Vero è, tuttavia, che Multiculturalismo. Lotte per il riconoscimento ha posto anche le basi per una nuova antropologia relazionale.
ML (01\02\2025) per Agorasofia
